martedì 21 aprile 2015

3° Fazione: I Mutanti


Come annunciato, ecco a voi il racconto sui mutanti e le loro controparti "umane", i Reietti. Particolarità? Non voglio anticiparvi molto se non una regola che ho creato oggi. Si chiama "Mutazione".

    Due prigionieri, una corda che legava loro i polsi e un reietto che ne teneva l'estremita strattonandoli di tanto in tanto. Era stato questo l'esito della missione dei due militari. 
    
    Con l'altra mano il loro carceriere stringeva una pistola arrugginita con una canna dalle dimensioni assurde e con l’altra ancora si grattava il viso deturpato da bubboni più o meno gonfi. 
    
    Il prigioniero più giovane, il biondo, fece una smorfia di disgusto.

    <<Tre braccia.>> - disse all’altro - <<e non sa una parola d’inglese.>>
    
     <<Soldato, datti un contegno.>> - ottenne come risposta -    <<Siamo in guerra, non mostriamoci deboli di fronte al nemico.>>

    <<Ci faranno diventare come lo…>>

    Il reietto si voltò borbottando qualcosa d’incomprensibile e agitando la pistola. Nessuno fra i due capì se si trattava di una lingua dei mutanti o se i bubboni di quell'essere gli impedivano d'esprimersi, in ogni caso si zittirono e continuarono a seguirlo. Molte celle ancora aperte erano state adattate come alloggio e i reietti occupavano la maggior parte di esse. Uno di essi passò al loro fianco e alzò la mano per salutare il carceriere che li stava scortando, aprendo i cinque tentacoli che sostituivano le dita.
    
    Nella prigione non vi era molta sporcizia, anzi… Sembrava tutto pulito e ben ordinato. Erano gli occupanti di quel luogo a essere strani, ma tutto si limitava a parti del corpo sostituite da una mutazione o a qualche arto in più. Nulla a che vedere con i nauseati abomini all’esterno, alcuni tanto deformi da non permettere di distinguere la testa dal sedere.

    Il tenente Bracco, il più anziano fra i due prigionieri, fissò una donna in lontananza. Si aspettò di veder un volto sfigurato ma venne deluso visto che si trattava di una graziosa ragazza. Restò quasi ipnotizzato dalla sua bellezza e nemmeno si accorse della lama che le sostituiva un intero avambraccio.

   Giunsero davanti all’ingresso dell’area delle celle. Il piantone aveva una logora divisa militare e due doppiette saldate fra di loro con un filo di ferro che collegava entrambi i grilletti. Un vero e proprio spreco di munizioni per una potenza di fuoco esagerata. Aveva anche una pistola in una fondina aperta.

    Il ragazzo giovane non se lo fece dire due volte, tirò la corda e con entrambi i polsi legati prese la pistola. Prontamente il reietto con tre braccia fermò le sue mani e lo schiaffeggiò. Bracco provò a colpirlo ma venne fermato da un pungolo elettrico, di quelli utilizzati per le mucche. Cadde privo di sensi trascinando il soldato con ancora la pistola in mano. Riuscì a premere il grilletto e la pistola gli esplose in mano. Frammenti di proiettile colpirono uno dei bubboni del suo carceriere che, esplodendo, inondò di pus e sangue il viso del ragazzo. Anche lui, dopo un paio di colpi di tosse, si abbandonò presto all'oblio.

    Quando Bracco si risvegliò, si trovò legato a delle manette su un tavolo della sala visite.

   <<Cosa… > - farfugliò ancora intontito - <<Dove avete portato…>>

    <<Il tuo compagno?>> - disse una voce alle sue spalle mentre passava dall’altro lato e prendeva una sedia – <<è in infermeria. Non volevamo che si tramutasse, ma ormai il suo destino è segnato. Penso che lo butteremo fuori insieme agli altri zombie mutanti.>>

    <<Dannate bestie. Vi staneremo tutti, daremo fuoco alla vostra progenie e...>>

    <<Bla bla bla.>> - disse l’uomo sedutosi di fronte a lui e appoggiando le braccia sullo schienale della sedia. Le pupille erano sottili, sembrava avesse gli occhi di un serpente.

    <<Non abbiamo deciso noi questa guerra, voi militari avete fatto esperimenti sui carcerati e questo è il risultato.>> - continuò - <<Ci avete messo alle strette, non avremmo potuto comportarci diversamente.>>

   <<Raccontala a un altro.>> - fece Bracco - <<E non sparare che possa dirti qualcosa, non intenzione d'aprire ulteriormente bocca.>>

    <<Se non vorrai rispondere, non verrai di certo torturato.>> - aggiunze il reietto

    <<Quindi mi lascerete andare?>> - chiese il prigioniero - <<Non mi ucciderete?>>

    <<Non ho detto questo. Siamo pur sempre in guerra.>> - rispose il mutante.

   <<Il suono di una sirena blocco la loro conversazione. Non veniva dalla prigione e nemmeno dalla base militare.

   <<Dev'essere il campo di superstiti, i nostri alleati.>> - aggiunse il reietto - <<Avevo notato un aumento dei loro vaganti, sarà bene dargli una mano. Riprenderemo la nostra conversazione più avanti.>>

    <<Non ho altro da dirti.>> - concluse il soldato.

    Una donna entrò nella sala. Aveva qualcosa di strano, come se fra i capelli si muovesse qualcosa. Ne ebbe la conferma quando una ciocca di capelli cadde per terra rivelandosi come un grosso verme.

    <<Parlerai con lei.>> - disse il reietto uscendo dalla stanza.