mercoledì 5 novembre 2014

Gli Antichi di Lovecraft: Yig

Di tanto in tanto resto a corto di libri da consigliare, più che altro perché qui posto quelli letti durante il mese e difficilmente riuscirò a recensire quattro libri a settimana (fantasy per giunta, che non è il solo genere che leggo), anche se comprendiamo i fumetti. Diamo quindi il via a una nuova rubrica dedicata al solitario di Providence, qualcosa che mi chiedeva in tanti da qualche tempo. A ogni puntata recensirò un antico, così potrete conoscere Cthulhu e i suoi amichetti. Non parlerò dei racconti, lo scopo dei post non è quello di fare dei riassunti. Cominciamo con uno di quelli meno citati: Yig.

C’è un solo racconto riguardante Yig. per giunta nemmeno ideato Lovecraft. L’originale è stato scritto da una certa ZealiaBishop, Lovecraft si è limitato semplicemente a riscriverlo creando quello che a mio parere risulta una delle sue opere migliori.
Yig viene descritto come una divinità dei nativi americani (a cui Lovecraft sembrava molto affezionato, visto che nativi si rivedono anche in altri racconti come Il Tumulo) derivante a sua volta da una Azteca.
Ora vi starete chiedendo com’è fatto davvero Yig… Ok, eccolo:
buoni bimbi, la pappa è quasi pronta
Noterete subito che si tratta di uno dei pochi ad avere una forma che si può descrivere a parole. In sostanza si tratta “semplicemente” un serpente gigante con le braccia e le ali. Manco fosse un gigante con la testa da polpo.
Yig è considerato dai più un antico grazie al gioco Arkham Horror, dove Yig può essere selezionato come cattivone finale. Nel gioco di Warhammer viene citato la divinità da cui si pensa si siano ispirati i nativi americani, Quetzalcoatl, mentre in Eldritch Horror ha addirittura un’espansione dedicata.

Come quasi tutte le divinità lovecraftiane, ha un caratterino un pelino permaloso specie se si toccano i suoi figli. Se fate fuori una serpe o se qualcuno lo fa per voi, siete nei guai. Yig è paziente, come tutti i serpenti aspetterà il momento giusto per farvi stuprare o uccidere da esseri a metà fra l’uomo e il rettile. O semplicemente per farvi impazzire.